Cuore di Clochard

 

Cominciava a far buio, le prime luci della città si accendevano e davano ancor più risalto agli addobbi natalizi delle vetrine. Tante scarpe e stivali che correvano, passavano davanti ai suoi occhi, solo qualche sguardo di un bambino tenuto per mano riusciva a vedere, ma nessuno di quei passanti vedeva lui.

Luigi era seduto sulle scale di una chiesa, sotto la luce dei lampioni, come se quell’illuminazione potesse emanargli calore.

Indossava un cappotto rattoppato in più parti, le mani unite all’interno delle maniche, il respiro era lento e misurato, gli occhietti piccoli e arrossati, la barba gli ricopriva tutto il viso e nascondeva le sue labbra violacee. I rintocchi di un campanile suonavano le venti. Era ora di andare, doveva trovare un posto dove passare la notte che arrivava imperterrita.

Raccolse i pochi oggetti che aveva intorno, qualche spicciolo donatogli nella giornata, alcuni tronchetti di rami, una busta con dentro dei fogli di giornale. Si alzò lentamente e traballante, perché le sue ossa si erano intorpidite per il gran freddo del giorno e si avviò lungo una strada accompagnata soltanto dalla sua ombra e da un bastone che lo reggeva.

Dopo un po’, arrivò di fronte ad un cassonetto della spazzatura, era vuoto, e lui sorrise, anche per quella notte aveva avuto fortuna, trovare una casa dove stare. Infatti con le poche forze rimastegli, rovesciò il cassonetto e lo posizionò a forma di tetto. Si abbassò e accucciato vi strisciò dentro. Luigi era felice perché così riparato non lo era stato mai, oppure era passato troppo tempo dall’ultima volta e non se lo ricordava.

Decise che quella notte sarebbe stata speciale, anche se non sapeva che giorno era.

Tirò fuori della busta la sua coperta, fogli di giornale, un po’ sdruciti e inumiditi, ma senza strappi e questo era l’importante. Prese i ramoscelli di legna e li spezzò, li mise tutti ammucchiati uno sull’altro. Erano pronti per scaldare la sua notte.

Ad un tratto sentì un rumore, non lo distingueva bene, ma si avvicinava sempre di più. Dopo un po’ si accorse che era un uomo, che barcollava e tossiva bruscamente, con in mano una bottiglia e dei cartoni. L’uomo vide Luigi sotto quel rifugio, ma non si fermò e proseguiva, quando sentì dirsi: ” Fermati, dove vai? Qua c’è posto anche per te se vuoi, ci stringiamo e staremo bene lo stesso.”

L’uomo si voltò e lo guardò. Si avvicinò, s’infilò là sotto con lui, non disse una parola, ma gli offrì un sorso della sua bottiglia. Lui gli disse: ” Grazie, avevo bisogno di qualcosa che mi scaldasse la gola.”

Luigi lo fece sedere al suo fianco, prese i suoi cartoni e li unì ai suoi fogli di giornale per renderli più spessi. Li sistemò dalla cintola in su di entrambi. Per la parte inferiore del corpo, ci avrebbe pensato il fuoco di quei pochi ramoscelli a scaldarli, acceso con l’ultimo fiammifero che aveva in tasca.

Luigi disse: ” Sono felice questa notte, qualcuno mi ha voluto regalare, tutto questo”, indicando con le sue dita tremanti, la casa creata con quel cassonetto, “ poi ho incontrato te e fa piacere avere un po’ di compagnia, anche se sei silenzioso.”

Luigi si distese a pancia in su e con le mani dietro la nuca sussurrò all’amico: ” Guarda in alto e chiudi i tuoi occhi, vedrai le stelle, che belle, m’immagino guardare la terra da lassù, sembra così silenziosa, così tranquilla, e poi ci sono loro, le stelle che sono lì pronte a donare luce al silenzio, al buio che in quelle notti incantate non lascia spazio al chiarore, ma loro sono lì brillano e con loro si riaccendono i ricordi. I ricordi, quelli che fanno volare in alto i nostri sogni, che li rendono vivi in noi, come se in quel momento tutto tornasse a parlare di passato, e tu sei lì che vorresti stringerli, vorresti coccolarli, e ti lasci quasi cullare da quella scia improvvisa di passato che accarezza le tue notti fatte di mille pensieri, dove tutto è possibile e dove tutto per un attimo diventa realtà.”

Luigi si voltò e vide che il suo amico si era addormentato. Cercò di coprirlo ancora meglio, con alcuni fogli che si tolse di dosso, per fargli sentire meno freddo, ristrinse con le mani gli ultimi ramoscelli che bruciavano e la fiamma riprese vigore. In quell’istante un insieme di campane iniziò a suonare a festa e in continuazione. “Chissà perché” si chiese, “forse è tardi, meglio se riposi un po’.” I suoi occhi non fecero fatica a chiudersi, mentre i primi fiocchi di neve cadevano dal cielo.

Il mattino seguente, l’amico si svegliò. Senza far rumore prese da indosso a se i cartoni che aveva e li appoggiò su Luigi che era rimasto senza. Voleva restituirgli quel calore che lui gli aveva dato la notte prima.

Uscì dal cassonetto con la sua bottiglia in mano e voltandosi indietro disse “Grazie amico.” , senza accorgersi che Luigi non gli avrebbe più risposto e che il regalo più grande che gli aveva fatto, era stato la sua vita per quella notte, la notte di natale.

Le stelle che Luigi tanto adorava, cosa fanno ora?! Lo guardano e silenziosamente illuminano quella scia che solca il suo viso, una lacrima, quella lacrima che lo accarezza piano e che silenziosamente come la notte domani sparirà, tutto lascerà spazio ad un nuovo giorno e quelle notti fatte di ricordi saranno aggiunte come pagine silenziose al libro della vita che nessuno smetterà mai di leggere.  

Mariassunta  *

 

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