Le fate della palude Selena
C'era una volta un contadino che si chiamava Noy.
Era un uomo benvoluto. Abitava nelle vicinanze della
palude Selena.
Una sera si recò nell'osteria poco distante a
ordinare la birra per la festa d'autunno che cadeva
l'indomani. Dalla bettola uscì ma a casa non fece
più ritorno.
Lo si cercò per oltre tre giorni finche', a mezzo
miglio da casa sua, si trovarono dei cani che
latravano e un cavallo che nitriva.Gli uomini che lo
stavano cercando furono costretti ad attraversare
una palude insidiosa e infine giunsero in una
fratta.
Fu proprio qui che scorsero il cavallo di Noy legato
ad un ramo, e vicino all'animale, i cani.
Il cavallo era pasciuto avendo mangiato l'erba che
cresceva l'intorno, mentre i cani erano pelle e
ossa. I soccorritori portarono il cavallo in un
fienile diroccato. Nel fienile trovarono Noy in
persona,sprofondato nel sonno.
Scorgendoli comparve confuso, e anche meravigliato
,ma poi riusci'a raccontare cio'che gli era
accaduto.
Aveva attraversato la zona acquitrinosa prendendo
per una scorciatoia, aveva perso l'orientamento e,
percorse molte miglia in sella al suo cavallo, si
era addentrato in una contrada sconosciuta.
Insperatamente vide delle luci e udi'una musica in
lontananza. Penso' di essere giunto in una masseria
dove i contadini celebravano la festa d'autunno con
un buon pasto e cavalco' nella direzione verso cui
l'attraevano la luce e i suoni degli strumenti
musicali.
Ad un tratto il suo cavallo si adombro' ed egli non
riusci' a smuoverlo.
Alla fine non gli rimase altro da fare che legarlo a
un pruno, quindi si diresse verso la casa colonica
attraversando un giardino ben curato. Davanti alla
casa vide molta gente che ballava o che , seduta
intorno a lunghi tavoli, mangiava e beveva.
Erano tutti ben vestiti, ma gli parvero
incredibilmente piccoli di statura; anche le panche,
i tavoli e i bicchieri erano minuscoli, ad un tratto
una ragazza piu'alta degli altri gli si mise al suo
fianco. Indossava una veste bianca e suonava una
specie di tamburo basco.
La melodia era molto piacevole e i ballerini si
muovevano con passi agili seguendo il ritmo con
abilita'.
Poi la fanciulla porse lo strumento ad un ragazzotto
e corse dentro la casa a prendere una brocca di
birra per i convitati.
Noy, al quale piaceva molto ballare e che non aveva
nulla da obiettare all'idea di un boccale di birra, avanzo'alla volta della fattoria,ma la ragazza gli
fece capire a cenni di restare dov'era.
Scambio'qualche parola con l'uomo che aveva in mano
il tamburello e si avvicino'a Noy.
"Seguitemi nel frutteto"disse.
Lo condusse in un posto dove,alla luce delle stelle,
riconobbe Grace Hutchens, la ragazza che era stata
la sua innamorata ed era morta tre o quattro anni
prima.
"Ringrazia le stelle William "disse " se ho potuto
stare all'erta e trattenerti! Sarebbe stato
sufficiente un minuto e non ti avrei salvato:
saresti appartenuto anche tu al popolo delle fate
come e' successo a me".
Lui fece per baciarla ma lei gli ordino' di non
sfiorarla neppure con un dito e gli proibi' di
mangiare i frutti degli alberi o di cogliere un
fiore se desiderava tornare in mezzo ai mortali.
"Proprio perche' ho mangiato una susina di questo
frutteto incantato,oggi sono una fata"gli spiego'.
"Ti puo' apparire strano ma questo accadde per amor
tuo. La gente credeva di avermi trovata morta nella
palude,mentre chi avevano ripescato era un mostro.
Mi sento viva come al tempo in cui stavamo
insieme,caro".
Allorche' disse queste parole,si udirono molte
vocine flebili urlare in tono
perentorio:"Grace,Grace,portaci altra birra e altro
sidro,ma sbrigati".
"Seguimi"disse a William"ma bada che nessuno ti veda
e,se ti e' cara la vita non cogliere ne'frutti
ne'fiori".
Noy le chiese un bicchiere di sidro,ma la ragazza
glielo nego'.Fu di ritorno dopo qualche istante e
allora passeggiarono fianco a fianco nel giardino
tra i fiori,e mentre camminavano,Grace gli
racconto'della sua disavventura.
Una sera al tramonto era andata alla palude a
cercare una pecora."Ti avevo sentito,William,
chiamare i cani"prosegui'"e volevo raggiungerti
dalla scorciatoia. Ma sono finita in un punto dove
le felci erano piu'alte della mia persona. Ho
cercato invano di arrivare da te,finche'sono
capitata nel frutteto e ho udito la musica.
Non sono piu'riuscita ad uscire. C'era qualcosa che
mi tratteneva. Ero impotente.
Sfinita,affamata e assetata,ho colto da un albero
una delle susine d'oro e l'ho mangiata.
Nella mia bocca il frutto ha acquistato il sapore di
acqua amara,dopodiche'sono caduta a terra priva di
sensi.
Quando ho ripreso coscienza,mi sono vista attorniata
da uno stuolo di questi omini.
Ridevano ed erano contenti di aver trovato una
ragazza carina che cucinasse per loro,preparasse la
birra e sorvegliasse i lattanti che avevano
sottratto ai mortali."
Grace racconto' poi a William quali fossero le
caratteristiche di quel popolo."Hanno scarsa
intelligenza e poco sentimento. A dir la
verita',ricordano soltanto gli aspetti piacevoli di
quando vivevano tra i mortali e nel caso di alcuni
di loro si parla di oltre mille anni.
Ma cio'che a un mortale sembra bello,diciamo una
mela rossa o altri frutti saporiti,ai loro occhi non
conta."
William le domando' se le donne dessero alla luce
dei figli,e Grace rispose che di tanto in tanto
accadeva."Ogni volta e'una grande gioia
perche'ognuno di questi omini si ritiene il padre.
Devi inoltre sapere"raccontò"che hanno un'altra
religione:adorano gli astri del firmamento. Non sono
nemmeno fedeli come i cristiani:rimangono con la
donna o con l'uomo vicino al quale si trovano
casualmente quando cala la sera e sono stanchi di
ballare. E'l'usanza di questo popolo."
Grace gli disse inoltre di essere contenta della
propria sorte anche perche'poteva trasformarsi in un
uccellino e,ogni qualvolta provasse nostalgia di
lui,volava nelle vicinanze della sua casa.
La chiamarono di nuovo perche' li servisse,e Noy
penso'in quale modo potesse salvare se stesso e la
ragazza.
Ora prestate attenzione in modo che sappiate come
trarvi d'impaccio se mai veniste a trovarvi nella
medesima situazione.
William si sfilo'di tasca un guanto,lo rovescio'e lo
lancio'in mezzo agli uomini.
Di colpo sparirono tutti. Anche Grace.Egli invece si
trovo'nel fienile diroccato.
Qualcuno, cosi'almeno gli sembro'-gli aveva sferrato
un colpo in testa poiche'era stramazzato a terra.
Quindi era caduto in un sonno profondo.
Furono gli uomini che erano venuti a cercarlo che lo
svegliarono.
Come la maggior parte dei mortali che s'avventurano
nel regno delle fate,anche William Noy perse dopo la
sua avventura,il gusto di vivere tra i suoi simili.
L'unica cosa che gli procurasse diletto era il
melodioso canto di un uccellino sulla finestra della
sua casa.
("da fiabe e leggende bretoni "Mondadori")
Grazie a chi l'ha
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