Il Ritorno
del re

   

I corni annunciavan dalla valle fin sul monte della carovana l'adagio avanzar verso la corte. 

Con in testa il prode Odino, s'apriron d'essa le maestose porte e il Re entrando benedì la buona sorte.

Il primo gesto fu la mano al fidato cavaliere e poi lo sguardo corse a cercar la giovane moglie, non presente fra le schiere e le maestranze

 

ULRICO:  Ove è dunque Valnesia? Che giunga ella a rimirar del suo Re le conquiste ricavate; il cesto è pieno e sue saranno le cose a lei più grate.

 

SERVA:     Ella v'attende alla stanza del piano superiore, o Sire, e mi disse che fece ciò per causa che v'avrà poi a dire

 

Serventi, cavalier e conti, tutti iniziaron a trasbordar la nuova merce: le carni, le pelli, l'erbe che la Divina pietate avea a quel popolo donate, mentre Ulrico Re a raggiunger la Regina diresse il passo, ignaro di ciò che il fato avea per esso in atto....

Appena aperta la pesante porta amica, dalla foga della Regina la sua curiosità fu investita: con il viso colpito a graffi e lividi, gli occhi di lacrime ancor umidi, gli corse ella incontro:

 

VALNESIA:   Oh Ulrico caro, re dolce e fidato amico, compagno e giusto marito, lasciate che vi dica ora il pericolo scampato: dacchè siete partito il prode Odino gli occhi suoi su di me ha fissato e nel quindicesimo dì del vostro mandato egli prese coraggio e col suo corpo su di me ha abusato

 

ULRICO:    Che dite Valnesia?

 

VALNESIA:   Dico il vero o compagno mio caro, guardate il mio viso: ho lottato, ma non c'è onor che possa frenare la foga d'un cavaliere accecato e ciò che vedete in questo viso ne è il triste risultato

 

Come una furia il Re dalla stanza si protese:

 

ULRICO:     Odinoooo!! Che venga Odino ora!!!

 

La voce del Re tuonò sì fragorosa, che non servì neppure del messagger la corsa ansiosa: sentì lo stesso cavalier il fiero comando e dalle casse che con cura stava ormeggiando, balzò fuori e verso il Re, caro amico, spinse il passo col suo fiero onor intatto in viso.

 

ODINO:   Eccomi alla maestà vostra, comandate pure e il mio agire solleverà le vostre cure

 

ULRICO:    Prode Odino, Valnesia mi disse ora che voi approfittaste del mio cammino per abusar d'ella nella mia dimora, ditemi dunque amico caro, se la mia fiducia fu così mal riposta e la vita vostra fu quindi solo inganno ed avventura

 

ODINO:    Io non mancai mai al vostro ordine, o grande Ulrico

 

ULRICO:   Rispondete ora Odino, rispondete a ciò che vi ho chiesto con la mia parola: ciò che Valnesia dice è dunque vero o forse dite ch'ella mente su questo scudiero?

 

Odino sentì la morte bussar al suo cuore troppo forte e non seppe più parlare....

Poi guardò quegli azzurri occhi che lo volean condannare, quindi sospirò

 

ODINO:    Ulrico caro, guarda gli occhi della compagna tua regina: son troppo azzurri, son troppo belli per sporcarsi di inutile menzogna; si è vero, fui tentato dalla sua beltà e non posso proprio spingermi più in là or col dire, perchè il mio cuore sente l'amaro sapore che ha il tradire

 

Cadde il Re seduto sotto al peso dell'accaduto

 

ULRICO:     Odino, Odino, io ti diedi tutto, io ti considerai sempre un fratello di maggiore arte, età ed esperienza, e da te, solo da te accettai consigli, parole, lusinghe ed ogni udienza e ciò fu perchè credetti sempre il tuo cuor sincero, quello d'un prode, non d'un avventuriero!!!

 

ODINO:   Da me aveste sempre il vero

 

ULRICO:  Ma qual vero ora mi dicono i vostri verbi!!! Non potrò mai più incrociar con voi lo sguardo e credervi amico mio sincero, perchè il tradimento può esser tollerato se vien per man dell'empio o dello scellerato, ma quando il coltello dalla mano è guidato d'un tuo fratello, non può che compiersi un unico mandato: che venga dunque lo stalliere, a Odino sellate il cavallo su cui fu sempre prode cavaliere, e regalate ad esso due bisaccie ricche dei miglior proventi, perchè esso al fiorir del mio destino fu sempre utile e presente, ma che segua or il suo cammino altrove e gli venga aperta per l'ultima volta della corte la pesante porta; mentre esso esce, che suoni triste la campana a testimoniar la fine d'una alleanza ormai già morta.

Domani, o prode Odino, sarai nemico di questa corte e di ReUlrico e sarai trattato come Edoardo, crudele Re dei barbari Albigioti, peggior nemico di questo villaggio dal fiume Paal attraversato e riverito.

 

ODINO:   Addio prode Ulrico, che sia con voi il destino; addio regina cara, siate il fiore del mio amico.

 

Se ne andò così il giusto Odino, nè più all'indietro si voltò, sicuro del suo passo verso il nulla si diresse, conscio ormai che fuori da quel muro per cui sempre avea lottato e combattuto, non avrebbe potuto viver che lo spazio di un minuto, quello necessario a ricordar il dì trascorso prima di lasciarsi cader sul dorso all'incosciente sonno: premio o sconfitta, chi lo sà, d'una vita che all'onor avea donato scommettendo più volte a tu per tu col suo stesso fato.

E mentre ei se ne andava incontro al suo domani incerto, ognun dal suo cuor lo spiava: Re Ulrico lacerato e ferito, Valnesia ben conscia invece del vero di quell'uomo e del suo sacrificio, uomo ch'altro peccato non avea, se non d'aver scelto onore al primo posto, prima anche della vita sua....

 

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